Relazione post sinodale
Card. Péter Erdő, 13.10.2014
Relatio synodi con esito votazioni
19-10-2014
Vorrei sottolineare due sentieri (da odos) per il sinodo ( sun-odos)
percorribili anche se divergenti:
l’uno espresso da chi evidenzia la monogamia e la
indissolubilità del sacramento e chiaramente non vuol procedere oltre,
l’altro, da chi, riflettendo sulla situazione
pastorale contemporanea, rintraccia la possibilità della benedizione di una
seconda unione coniugale.
Dal momento che papa Francesco ci sprona alla chiarezza e alla sincerità
premetto che propendo per la seconda ipotesi, sostenuta dal card. Kasper, che rintraccia nella
prassi teologica e liturgica della Chiesa del primo millennio (Chiesa che
respira a pieni polmoni) il fondamento per ammettere nella Chiesa a pieno titolo,
e quindi all'Eucaristia,
chi è divorziato, in un impegnativo cammino penitenziale.
Diamo, dapprima, uno sguardo alla prassi liturgica attuale: il rito e
il lezionario del rito.
Leggiamo la relazione del card. Kasper
e in particolare sottolineiamo:
La domanda è:
Questa via al di là del rigorismo e del lassismo, la via della
conversione, che sfocia nel sacramento della misericordia, il sacramento della
penitenza, è anche il cammino che possiamo percorrere nella presente questione?
Un divorziato risposato:
1. se si pente del suo fallimento nel primo matrimonio,
2. se ha chiarito gli obblighi del primo matrimonio, se è definitivamente
escluso che torni indietro,
3. se non può abbandonare senza altre colpe gli impegni assunti con il nuovo
matrimonio civile,
4. se però si sforza di vivere al meglio delle sue possibilità il secondo
matrimonio a partire dalla fede e di educare i propri figli nella fede,
5. se ha desiderio dei sacramenti quale fonte di forza nella sua situazione,
dobbiamo o possiamo negargli, dopo un tempo di nuovo orientamento (metanoia), il
sacramento della penitenza e poi della comunione?
Qualora la Chiesa, partendo dal sacramento della Penitenza, decidesse di
respirare con i due polmoni, quello occidentale e quello orientale, potremmo
prendere in considerazione, continuando a leggere la relazione del card. Kasper
“per esempio da una parte
O. Cereti, Divorzio, nuove nozze e penitenza
nella Chiesa primitiva, Bologna 1977, 2013, (cfr. presentazione in “Confronti”
del gennaio 2014 e scritto)
e dall’altra 1-1. Crouzel, L’Eglise primitive face au divorce,
Paris 1971,
e J. Ratzinger, Zur Frage der Unaufloslichkeit der Ehe. Bemerkungen zum
dogmengeschichtilchen Befund und seiner gegenwärtigen Bedeutung, in F. Heinrich/V.
Eid, Ehe und Ehescheidung, München 1972, 35-56 (simile nell’ Oss. Rom 30
novembre 2011).
Non può però esserci alcun dubbio sul fatto che nella Chiesa dei primordi, in
molte Chiese locali, per diritto consuetudinario c’era, dopo un tempo di
pentimento, la pratica della tolleranza pastorale, della clemenza e
dell’indulgenza.
Sullo sfondo di tale pratica va forse inteso anche il canone 8 dei Concilio di
Nicea (325), rivolto contro il rigorismo di Novaziano.
Questo diritto consuetudinario viene espressamente testimoniato da Origene, che
lo ritiene non irragionevole (Commento al Vangelo di Matteo XIV, 23).
Anche Basilio il Grande (Lettera 188, 4 e 199, 18), Gregorio Nazianzeno (Oratio
37) e alcuni altri vi fanno riferimento". (cfr. i testi
da Nicea a Nazianzeno)
A questa posizione reagiscono con fermezza i cardinali Gerhard Ludwig Müller, prefetto della
Congregazione per la dottrina della fede; Raymond Leo Burke, prefetto
della Segnatura apostolica; Walter Brandmüller, presidente emerito del
Pontificio Comitato di scienze storiche; Carlo Caffarra, arcivescovo di Bologna
e Velasio De Paolis, presidente emerito della prefettura degli affari economici.
Una precisa indicazione è stata data dal card. Joseph Ratzinger, che ribadisce
come la fine dell'amore, la morte dell'amore non possa essere fondamento
della fine del matrimonio.
Circola in internet e viene pubblicato un
documento di teologi domenicani, che propongono
"alcune aperture sul piano giuridico (potenziamento dei tribunali di prima
istanza)" ma sono contrari alle "riflessioni proposte dal documento
del card. Kasper".
Riprendendo la tesi della possibilità della benedizione della seconda unione
coniugale,
che cerca fondamento nella riflessione dei fratelli ortodossi,
propetto due considerazioni divergenti: una sul web, un testo di
Basilio Petrà, l’altra tratta
dal libro "Francesco Jorge Mario Bergoglio" di
Andrea Tornielli.
In modo esemplare il prof. Cesare Giraudo, docente alla Pontificia Università Gregoriana e al
Pontificio Istituto Orientale riprende il tema, inserendolo nel sacramento della
Confessione (link
al sito didattico)
Dal libro di Stefano Rosso sulla celebrazione nel rito bizantino indico la
preghiera per l’Ufficio delle seconde nozze e dal
sito della Chiesa ortodossa di Torino una
celebrazione delle seconde nozze.
Liturgicamente i testi potrebbero essere adattati per la benedizione della
seconda unione coniugale, opportunamente inseriti nei rituali attuali sul rito
del matrimonio, cui all'inizio pagina si è fatto cenno.
Pastoralmente, nella Misericordia, è possibile iniziare un cammino di confronto
teologico-liturgico che conduca alla benedizione di una seconda unione
coniugale, mantenendo valido il principio che le nozze sono uniche e non
ripetibili, tranne che in caso di morte fisica di uno dei coniugi.
Un primo passo nell'itinerario da proporre: scoprire la
sacramentalità della Parola
di Dio.
in un cammino penitenziale serio