RITO DEL MATRIMONIO
|
|
----------------------- |
|
|
PRESENTAZIONE
CONFERENZA
EPISCOPALE
ITALIANA
1.
Con la celebrazione del sacramento del Matrimonio gli sposi cristiani
partecipano all'alleanza sponsale di Cristo con la Chiesa e ricevono la
grazia di viverla e manifestarla nel loro rapporto di coppia e nella vita
familiare. Si tratta di una celebrazione in cui si attua un evento salvifico. Per
questo la Chiesa ha rivolto al
sacramento del Matrimonio un'attenzione costante e
premurosa.
Di tale attenzione è espressione
l'adattamento per la Chiesa italiana
dell’Ordo celebrandi Matrimonium,
promulgato nella seconda edizione tipica
il 19 marzo 1990.
2.
Nell'adattamento sono stati
tenuti presenti i principi della riforma
liturgica del Concilio Vaticano II (Sacrosanctum
Concilium, nn. 37-40), il
capitolo "De aptationibus" (nn. 39-44)
dell’Ordo celebrandi Matrimonium
(1990), e la quarta Istruzione per una corretta applicazione della Costituzione
conciliare sulla Sacra Liturgia La Liturgia romana e l’inculturazione
(1994).
Sono state rispettate le
caratteristiche del Rito dell'edizione tipica del 1990, che è pensata e
strutturata con contenuti e sequenze rituali essenziali proprio perché le
Chiese particolari procedano a una loro inculturazione. Si
è voluto, però, anche rispondere a una
rinnovata coscienza ecclesiale del Matrimonio, di cui fanno fede, tra
gli altri documenti, l'Esortazione apostolica
Familiaris consortio di Giovanni Paolo II (1981) e il
Direttorio di pastorale
familiare per la Chiesa in Italia
(1993).
Sono state prese in considerazione inoltre le riflessioni e le osservazioni
degli organismi competenti e dei fedeli, che è stato possibile raccogliere
in circa trentanni di esperienza celebrativa del sacramento
del Matrimonio
seguendo la traduzione della prima edizione dell’Ordo
celebrandi Matrimonium
(1969).
La caratterizzazione di alcuni testi
eucologici e di alcune sequenze rituali, e l'arricchimento del
Lezionario tengono conto sia di istanze di natura teologica sia di necessità
di ordine pastorale, fatta comunque salva la sostanziale
unità del rito romano, nel rispetto della sua nobile semplicità,
chiarezza, brevità.
La ricchezza dei testi biblici ed
eucologici e la varietà delle forme viene già incontro alla diversità delle
situazioni e delle esigenze degli sposi, ed esclude pertanto il
ricorso ad altri testi ed espressioni.
3. Il testo italiano non comprende al momento l'adattamento del capitolo
terzo dell'edizione tipica latina del 1990 sul "Rito del Matrimonio con
l'assistenza
di un laico".
Criteri ispiratori dell'adattamento
rituale
4. II significato specificamente cristiano del Matrimonio.
L'unione coniugale
è un valore universale dell'umanità, costituisce il
fondamento della famiglia,
cellula originaria della società, e si collega intimamente al mistero
stesso della vita. Deriva dalla volontà di Dio Creatore e da
lui riceve benedizione
e santità.
Gesù Cristo da parte sua ha elevato il
Matrimonio a sacramento; ne ha
fatto il simbolo reale che contiene e manifesta la sua unione con la
Chiesa, la nuova alleanza. Il Signore
crocifisso e risorto, dopo aver inserito i
credenti nel corpo ecclesiale con il
Battesimo, li santifica anche come coppia;
comunica agli sposi lo Spirito Santo per renderli capaci di amarsi l'un
l'altro con amore di donazione che sia un riflesso del suo
sacrificio pasquale
e della
comunione trinitaria.
Nell'adattamento del Rito la peculiarità
del Matrimonio cristiano è stata
messa in risalto offrendo una scelta più ampia di testi e dando indicazioni
perché l'inserimento nella Celebrazione eucaristica faccia risplendere
nella pienezza del suo significato
la dimensione pasquale del "mistero grande"
(Ef 5,25).
5.
La dimensione ecclesiale del sacramento
del Matrimonio. La coppia e la
famiglia, in virtù del
sacramento, diventano immagine viva del mistero stesso
della Chiesa e partecipano della sua
fecondità. Attraverso la testimonianza di
un amore oblativo, fedele,
indissolubile e fecondo, accolgono e trasmettono
in modo peculiare e
insostituibile il dono della salvezza che viene da Cristo.
La natura ecclesiale della
celebrazione del Matrimonio risulta evidente soprattutto in alcuni
momenti dell'azione rituale. Nei Riti d'ingresso è la
Chiesa raccolta nel Signore che accoglie
gli sposi: il saluto di colui che presiede e la monizione aiutano fin dall'inizio a evitare che la celebrazione
assuma un carattere privato. Il Matrimonio infatti non riguarda
soltanto gli sposi, i parenti e gli amici, ma richiede la partecipazione di
tutta la Chiesa.
La memoria del Battesimo, collocata
subito dopo il saluto, evidenzia il
fondamento teologico dell'atto del
consenso, elemento costitutivo del
sacramento. In forza del sacerdozio
battesimale gli sposi partecipano al mistero
dell'alleanza pasquale e compiono un atto propriamente ecclesiale. Il
consenso degli sposi è la risposta a una
parola di amore che, in quanto proveniente da Dio, li precede.
6.
La presenza dello Spirito nel Matrimonio
cristiano. Come ogni celebrazione
liturgica anche la celebrazione del Matrimonio è attuata "nello Spirito
Santo". Nei testi eucologici del Rito del Matrimonio è costante il riferimento
al dono dello Spirito e alla sua grazia.
Anche alcune scelte rituali, in
particolare la possibilità di collocare la
benedizione nuziale dopo il consenso,
rivelano l'opera dello Spirito Santo nel Sacramento. La benedizione è
infatti atto di riconoscenza al Dio della
creazione e dell'alleanza, è memoria dell'opera di Cristo-sposo, è invocazione
fiduciosa dello Spirito, nella cui forza soltanto il mistero si realizza
nell'oggi celebrativo. L'epiclesi della
preghiera eucaristica attua in pienezza l'appartenenza della nuova
coppia all'unico corpo di Cristo, La possibilità di
stendere il velo sugli sposi prima della
benedizione nuziale, nei luoghi dove
già esiste la consuetudine o altrove con
il permesso dell'Ordinario, richiama,
a sua volta, la presenza dello Spirito che, avvolgendo gli sposi con la sua
ombra, dona
loro una nuova comunione di vita.
7.
La gradualità nel cammino di fede e nell'esperienza di Chiesa.
Nell'esperienza pastorale italiana si verifica sempre di più il caso di
coppie che, pur
non avendo maturato un chiaro orientamento cristiano e non
vivendo una piena appartenenza alla Chiesa, desiderano la celebrazione
religiosa del
Matrimonio essendo battezzati e non rifiutando esplicitamente
la fede.
Sembra opportuno in tali situazioni prevedere, come suggerisce l'edizione
latina del 1990, la possibilità di celebrare il sacramento del Matrimonio
"extra Missam" (Praenotanda, n, 29), Tuttavia, perché il Rito
proposto per tali situazioni non venga percepito come una forma diminuita e
debole, si è preferito dare al secondo capitolo, che nell'edizione
tipica latina è denominato "Ordo
celebrandi Matrimonium sine Missa", il titolo positivo di
"Celebrazione del Matrimonio nella liturgia della Parola".
Questo capitolo è articolato in una
sequenza rituale più semplice e
utilizza un linguaggio più immediato. Non si sono voluti però tralasciare
gesti e testi significativi quali
la memoria del Battesimo, lo scambio della pace e
la consegna della Bibbia. Tali elementi
rituali intendono orientare verso
l'Eucaristia che rimane sempre fonte e culmine della celebrazione della
Parola, del
consenso dei coniugi e della benedizione degli sposi.
8.
La ministerialità degli sposi nella celebrazione. Gli sposi,
nell'esprimere il loro consenso, sono ministri della grazia di Cristo. Essi
vivono compiutamente la loro ministerialità partecipando in modo attivo ai
diversi momenti
della celebrazione.
Nell'adattamento sono state messe in evidenza le diverse
possibilità
con cui gli sposi sono coinvolti in prima persona nell'azione
rituale. In particolare ciò si attua con
la loro partecipazione alla processione al fonte per la memoria del
Battesimo, con la venerazione del Vangelo, con la scelta di
formule diverse per esprimere il consenso
e per invocare la benedizione e con la presentazione delle offerte
all'altare.
Dalla celebrazione del sacramento
alla vita di coppia e di famiglia
9.
Se il Matrimonio costituisce un momento
propizio per riscoprire e sviluppare la vocazione battesimale, non si deve
pensare che questo si esaurisca con la celebrazione. Esso investe
tutta l'esistenza degli sposi, che sono chiamati, giorno dopo giorno, ad accogliere e valorizzare la grazia che
scaturisce dal sacramento,
traducendo nei gesti e nelle parole della vita quotidiana ciò che essi sono
diventati in forza dell'intervento dello Spirito.
La benedizione nuziale, vera
epiclesi sugli sposi, li inserisce per tutta la
vita nel circuito dell'amore trinitario. Prendere coscienza di questa
partecipazione,
esserne grati al Signore, esprimerla nella fedeltà quotidiana dell'amore, è
il cammino mistagogico che caratterizza tutta la loro vita. Il
Direttorio di
pastorale familiare per la Chiesa in Italia
raccomanda che gli itinerari di fede
per le giovani coppie "siano il più possibile impostati come
riflessione mistagogica, cioè come proposta in grado di aiutare i giovani
sposi a fare memoria
del dono e della grazia ricevuti nel giorno del Matrimonio"
(n. 103).
L'accompagnamento mistagogico risulta dunque necessario per
rafforzare la capacità di dialogo tra gli sposi, offrire occasioni di
confronto e sostegno
tra coppie di sposi, rendere gli sposi coscienti e responsabili del proprio
ruolo nella Chiesa e aiutarli a vivere il loro ministero in
armonica collaborazione con tutti gli altri ministeri.
Lo strumento più adeguato per poter compiere un itinerario mistagogico,
oltre ai testi eucologici e alle sequenze rituali del Rito del Matrimonio,
risulta essere il Lezionario,
arricchito di nuove pericopi sia dell'Antico che del Nuovo
Testamento.
10.
La Chiesa italiana, nel riconoscere la missione affidatale dal suo Sposo
e Signore, illuminata, guidata e sostenuta dallo Spirito Santo, in gioiosa
fedeltà al mandato ricevuto,
avverte con freschezza sempre rinnovata la
responsabilità di annunciare nella
celebrazione l'autentico "Vangelo del
matrimonio e della famiglia", per porre
gli sposi in un costante stato di vita
al servizio della
comunità ecclesiale e sociale.
Roma, 26 luglio 2002
Memoria dei santi Gioacchino e Anna
PREMESSE GENERALI
1. IMPORTANZA E DIGNITÀ
DEL SACRAMENTO DEL MATRIMONIO
1. Il patto matrimoniale con cui l'uomo e la donna
stabiliscono fra loro la comunione di tutta la vita, riceve la sua forza e
solidità dal disegno della creazione; per i cristiani viene elevato a
superiore dignità perché è uno dei sacramenti della nuova alleanza».
2. Il Matrimonio è costituito dal patto coniugale, ossia dal consenso
irrevocabile con il quale i due sposi liberamente e scambievolmente si
donano e si ricevono. Questa unione tutta particolare dell'uomo e della
donna esige, e il bene dei figli richiede, la piena fedeltà dei coniugi come
pure l'unità indissolubile del vincolo.
3. Il Matrimonio e l'amore coniugale sono ordinati, per la loro stessa
natura, alla procreazione e all'educazione dei figli e trovano in esse il
loro coronamento; i figli sono il dono più bello del Matrimonio e
contribuiscono grandemente al bene degli stessi genitori.
4. L'intima comunione di vita e di amore, per cui i coniugi «non sono più
due ma una sola carne», è stata stabilita dal Dio creatore, costituita con
proprie leggi e dotata di quella benedizione, la sola che neanche la pena
del peccato originale ha mai cancellato.
Questo vincolo sacro non dipende quindi dall'arbitrio umano, ma dall'Autore
del Matrimonio, che ha voluto fosse dotato di particolari beni e finalità.
5. Cristo Signore, che fa nuova ogni creatura e tutto rinnova, volle che il
Matrimonio fosse ricondotto alla forma e alla santità originaria, cosicché
l'uomo non separi ciò che Dio ha congiunto.
E perché questo indissolubile patto coniugale esprimesse più chiaramente e
portasse più facilmente all'imitazione del suo legame nuziale con la Chiesa,
ha elevato il Matrimonio alla dignità di sacramento.
6. Con la sua presenza, Cristo portò benedizione e gioia alle nozze di Cana,
mutando l'acqua in vino, e annunciando così l'ora della nuova ed eterna
alleanza: «Come un tempo Dio venne incontro al suo popolo con un patto
di amore e fedeltà, così ora il Salvatore degli uomini» si offre come sposo
della Chiesa, compiendo l'alleanza con lei nel suo mistero pasquale.
7. Per mezzo del Battesimo, sacramento della fede, l'uomo e la donna una
volta per sempre sono inseriti nell'alleanza di Cristo con la Chiesa,
cosicché la loro unione coniugale viene assunta nell'amore di Cristo e
arricchita della forza del suo sacrificio.
A motivo di questa nuova condizione il Matrimonio valido dei battezzati è
sempre sacramento.
8. Con il sacramento del Matrimonio i coniugi cristiani esprimono e
partecipano al mistero di unità e di amore fecondo tra Cristo e la Chiesa,
perciò, sia nell’abbracciare la vita coniugale sia nell’accogliere ed
educare la prole, si aiutano scambievolmente nel cammino verso la santità e
nel popolo di Dio occupano anch'essi il loro posto ed esercitano il loro
specifico carisma..
9. Mediante questo sacramento lo Spirito Santo fa sì che, come Cristo ha
amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei, così i coniugi cristiani si
impegnino a nutrire e sviluppare il loro vincolo di comunione
nell'uguaglianza della dignità, nella mutua dedizione, nell'amore indiviso
che scaturisce dalla fonte divina della carità; cosicché associando le
realtà divine e quelle umane, tra vicende favorevoli o contrarie, rimangano
fedeli nel corpo e nello spirito ed escludano del tutto ogni adulterio e
divorzio.
10. Il vero intento dell'amore coniugale e il senso globale della vita
familiare, senza dimenticare gli altri fini del Matrimonio, tendono a far sì
che i coniugi cristiani siano disposti, con fortezza d'animo, a cooperare
con l'amore del Creatore e Salvatore che, per il loro tramite, di giorno in
giorno espande e arricchisce la sua famiglia. Confidando perciò nella divina
Provvidenza e coltivando lo spirito di sacrificio, glorificano il Creatore e
tendono insieme alla perfezione in Cristo, mentre esercitano generosamente
il compito di procreare con responsabilità umana e cristiana.
11. Dio che ha chiamato gli sposi "al" Matrimonio, continua a chiamarli
"nel" Matrimonio. Coloro che si sposano in Cristo, mediante la fede nella
parola di Dio, sono resi capaci di celebrare con frutto, di vivere con
rettitudine e di testimoniare pubblicamente davanti a tutti il mistero
dell'unione di Cristo e della Chiesa.
Il Matrimonio, desiderato, preparato, celebrato nella luce della fede e
realizzato nella vita quotidiana, è quello che «la Chiesa celebra, l'offerta
conferma, la benedizione suggella, gli angeli proclamano, il Padre riconosce
valido. Quale vincolo quello di due fedeli, uniti da una sola speranza, una
sola regola di vita, un solo servizio! Tutti e due fratelli, tutti e due
nello spirito di conversione, nessuna separazione dello spirito e della
carne. Sono veramente due in una carne sola; dove una sola è la carne, uno
solo è anche lo spirito».
12. La preparazione e la celebrazione del Matrimonio, che riguarda in
primo luogo gli stessi futuri coniugi e la loro famiglia, per quanto
attiene alla dimensione pastorale e
liturgica, è competenza del Vescovo, del parroco e
dei suoi vicari e, in qualche modo
almeno, di tutta la comunità ecclesiale.
13.
Tenuto conto delle norme o indicazioni pastorali eventualmente stabilite
dalla Conferenza Episcopale riguardo alla preparazione dei fidanzati e
alla cura pastorale del Matrimonio, è proprio del Vescovo regolare la
celebrazione e la cura pastorale del sacramento per tutta la diocesi,
offrendo ai fedeli gli aiuti necessari
affinché la vita matrimoniale si conservi nello spirito
cristiano e progredisca nella perfezione.
14.
I pastori d'anime devono aver cura che questa assistenza sia offerta
nella propria comunità soprattutto:
a) con la predicazione, con un'adeguata catechesi ai piccoli, ai
giovani e agli adulti, e anche con l'uso
degli strumenti di comunicazione sociale,
mediante i quali i fedeli cristiani
siano istruiti sul significato del Matrimonio cristiano, sul compito
dei coniugi e dei genitori cristiani;
b) con la preparazione personale alla
celebrazione del Matrimonio, per
cui i fidanzati si dispongano alla santità e ai doveri della loro nuova
condizione;
e) con una fruttuosa celebrazione
liturgica del Matrimonio, in cui
appaia chiaro che i coniugi esprimono e partecipano al mistero dell'unione
e dell'amore fecondo tra Cristo e la Chiesa;
d) con l'aiuto offerto agli sposi perché
questi, conservando e custodendo con fedeltà il patto coniugale,
giungano a condurre una vita familiare
ogni giorno più santa e più intensa.
15.
Per un'adeguata preparazione al Matrimonio occorre un congruo
periodo. I fidanzati devono essere informati già per tempo di tale
necessità.
16. I pastori, guidati dall'amore di Cristo, accolgano i fidanzati e
in primo luogo ridestino e alimentino la
loro fede: il sacramento del Matrimonio
infatti suppone e richiede la fede.
17.Dopo aver richiamato,
secondo l'opportunità, gli elementi fondamentali della dottrina
cristiana sopra esposti (nn. 1-11), si faccia ai fidanzati una
catechesi sulla dottrina riguardante il
Matrimonio e la famiglia, e sui riti,
preghiere, letture del sacramento così
che possano celebrarlo consapevolmente
e con frutto.
18.
I cattolici che non hanno ancora ricevuto il sacramento della Confermazione,
lo ricevano prima di essere ammessi al Matrimonio, per completare
la loro iniziazione cristiana, se è possibile farlo senza grave difficoltà.
Si raccomanda ai fidanzati che,
nella preparazione al sacramento del
Matrimonio, ricevano, se è necessario, il
sacramento della Penitenza e si
accostino alla santa comunione, specialmente quando il sacramento è celebrato
nell'Eucaristia.
19. Prima di celebrare il
Matrimonio, deve risultare che nulla si oppone
alla sua valida e lecita celebrazione.
20. Nello svolgimento della
preparazione, considerata la mentalità del
popolo circa il Matrimonio e la famiglia, i pastori si impegnino ad
annunciare alla luce della fede
il significato evangelico del vicendevole amore dei futuri
sposi. Anche i requisiti giuridici
riguardanti la celebrazione valida e lecita
del Matrimonio possono essere utili a
promuovere tra i fidanzati una fede viva e un amore fecondo per
costituire una famiglia cristiana.
21. Se però, risultato vano ogni sforzo, i fidanzati apertamente ed
espressamente affermano di respingere ciò
che la Chiesa intende quando si celebra
il Matrimonio di battezzati, non è lecito al pastore d'anime ammetterli
alla celebrazione. Sebbene a
malincuore, deve prendere atto della realtà e
spiegare agli interessati che non la
Chiesa, ma loro stessi, in tali circostanze, rendono impossibile quella
celebrazione che peraltro chiedono.
22.
Riguardo al Matrimonio, non di rado si danno casi particolari: come
il Matrimonio con persona battezzata non
cattolica, con persona catecumena,
o semplicemente non battezzata, o con
persona che esplicitamente abbia rifiutato la fede cattolica.
Coloro che svolgono la cura pastorale abbiano presenti le norme della
Chiesa per questi casi e ricorrano, se il
caso lo richiede, all'autorità competente.
23.
E opportuno che lo stesso sacerdote
prepari i fidanzati, e nella stessa
celebrazione del sacramento, tenga
l'omelia, riceva il consenso e presieda
l'Eucaristia.
24.
Anche il diacono, ricevuta
facoltà dal parroco o dall'Ordinario del
luogo, può presiedere la celebrazione del
sacramento, non esclusa la benedizione
nuziale.
25. Dove mancano sacerdoti e
diaconi, il Vescovo diocesano, previo il voto favorevole della
Conferenza Episcopale e ottenuta la facoltà della Santa
Sede, può delegare dei laici perché assistano ai matrimoni. Si scelga un
laico idoneo, capace di preparare i fidanzati e adatto a compiere nel debito
modo la liturgia del Matrimonio.
Egli richiede il consenso degli sposi e lo
riceve in nome della Chiesa.
26. Altri laici possono invece,
in vari modi, svolgere compiti sia nella
preparazione dei fidanzati, sia nella
celebrazione stessa del rito. E necessario
poi che tutta la comunità cristiana
cooperi a testimoniare la fede e a manifestare al mondo l'amore di
Cristo.
27. II Matrimonio sia celebrato nella parrocchia di uno dei due fidanzati,
oppure
altrove con licenza del proprio Ordinario o del parroco.
3. LA CELEBRAZIONE DEL MATRIMONIO
LA
PREPARAZIONE
28.
Poiché il Matrimonio è ordinato alla crescita e alla santificazione del
popolo di Dio, la sua celebrazione ha un carattere comunitario che consiglia
la partecipazione anche della comunità parrocchiale, almeno attraverso
alcuni dei suoi membri.
Facendo attenzione alle consuetudini locali, se lo si ritiene
opportuno, possono essere celebrati
contemporaneamente più matrimoni e la celebrazione del sacramento può
svolgersi durante l'assemblea domenicale.
29. La celebrazione stessa
del Matrimonio deve essere preparata con cura,
per quanto è possibile, insieme con i
fidanzati. Il Matrimonio si celebri abitualmente
durante la Messa. Il parroco, tuttavia, tenute presenti sia le
necessità della cura pastorale, sia le modalità di partecipazione degli
sposi e degli invitati alla vita della
Chiesa, giudichi se sia meglio proporre la celebrazione
del Matrimonio durante la Messa o nella celebrazione della Parola.
Secondo l'opportunità, si scelgano
insieme con gli stessi fidanzati le
letture della Sacra Scrittura che saranno
commentate nell'omelia; e inoltre
si scelga la forma con cui esprimere il consenso, i formulari per la
benedizione degli anelli, per la benedizione nuziale, per le
intenzioni della preghiera universale, ossia dei fedeli, e i canti. Si
faccia inoltre attenzione alle varianti
previste nel rito e anche alle consuetudini locali che si possono opportunamente
accogliere.
30.
I canti da eseguire siano adatti al rito
del Matrimonio ed esprimano la fede
della Chiesa, in modo particolare si dia importanza al canto del salmo
responsoriale nella liturgia della Parola.
Quello che è detto dei canti vale anche
riguardo alla scelta di tutto il
programma musicale.
31.
Conviene che il carattere festivo
della celebrazione del Matrimonio si esprima in modo adeguato anche
nell'ornamento della chiesa.
Gli Ordinari del luogo vigilino
perché, tranne gli onori dovuti, nel
rispetto delle leggi liturgiche, alle
autorità civili, non ci siano distinzioni di
persone private o di condizioni sociali.
32.
Se il Matrimonio è celebrato in un giorno
che ha caratteristiche penitenziali,
specialmente in tempo di Quaresima, il parroco informi gli sposi
perché tengano conto della particolare
natura di quel giorno.
Il Venerdì Santo e il Sabato Santo si eviti in modo assoluto la
celebrazione del Matrimonio.
SCELTA
DEL
RITO
33. Nella celebrazione del Matrimonio durante la Messa, si usi il rito
descritto nel capitolo primo.
Quando invece viene usato il "Rito
del Matrimonio nella celebrazione della Parola", si osservi quanto
stabilito al capitolo secondo.
34. Ogni volta che si celebra il Matrimonio durante la Messa, si usa,
con i paramenti di colore bianco o festivo, la Messa rituale "per gli
sposi". Quando però ricorrono i giorni indicati nei nn. 1-4 della tabella
dei giorni liturgici, si celebra la Messa del giorno con le letture proprie,
conservando in essa la benedizione nuziale
e, secondo l'opportunità, la formula propria della
benedizione finale.
Se, nel tempo di Natale o "durante
l’anno", si celebra il Matrimonio di domenica nella Messa a cui partecipa la
comunità parrocchiale, i testi della Messa sono quelli della domenica.
Tuttavia, poiché la liturgia della
Parola, convenientemente adattata
alla celebrazione del Matrimonio, ha una
grande efficacia nella catechesi sul
sacramento e sui doveri degli sposi,
quando non è consentita la "Messa per gli sposi", una delle letture
può essere scelta tra quelle previste per la celebrazione del Matrimonio.
35. Si mettano in evidenza i principali elementi della celebrazione del
matrimonio, e precisamente: la liturgia della Parola, nella quale si
esprime l'importanza del Matrimonio
cristiano nella storia della salvezza e i suoi compiti e doveri nel
promuovere la santificazione dei coniugi e dei figli; il
consenso degli sposi, richiesto e
accolto da colui che assiste; la solenne e veneranda preghiera con cui si
invoca la benedizione di Dio sopra la sposa e lo sposo; e infine la
comunione eucaristica di entrambi gli sposi e dei presenti,
con la quale in particolare è nutrito il
loro amore, ed essi sono elevati alla
unione con il Signore e con il prossimo.
36. Se il Matrimonio avviene tra una parte cattolica e una
parte battezzata non cattolica, si deve
usare il rito della celebrazione del Matrimonio nella liturgia della
Parola (nn. 96-146); se la circostanza lo richiede, e con il consenso
dell'Ordinario del luogo, si può usare il rito del Matrimonio durante la
Messa (nn, 45-95); quanto ad ammettere la parte non cattolica alla comunione
eucaristica, si osservino le norme stabilite per i vari casi. Se il Matrimonio
avviene tra una parte cattolica e una parte catecumena o non cristiana,
si usi il rito che appresso (nn. 147-170) è indicato, tenendo conto delle
varianti previste per le diverse
situazioni.
37. Anche se i pastori sono ministri del Vangelo di Cristo per tutti,
abbiano tuttavia una speciale premura
verso coloro che, sia cattolici sia non cattolici, mai o quasi mai
partecipano alla celebrazione dell'Eucaristia.
Questa norma pastorale vale in primo
luogo per gli sposi stessi.
38. Se il Matrimonio si
celebra nell'Eucaristia, oltre il necessario occorrente per la celebrazione della Messa, si preparino in presbiterio il
Rituale Romano e gli anelli per
gli sposi.
Si preparino inoltre, secondo l'opportunità, un vaso con l'acqua benedetta,
l'aspersorio e un calice di sufficiente grandezza per la comunione sotto
le due
specie.
4. ADATTAMENTI DA PREDISPORRE A CURA DELLE CONFERENZE EPISCOPALI
39. E competenza delle Conferenze Episcopali, in forza della
Costituzione sulla sacra Liturgia, adattare questo Rituale Romano alle
consuetudini e necessità delle singole
regioni perché, dopo l'approvazione della Santa Sede, venga usato
nelle rispettive regioni.
40. Sarà dunque compito delle
Conferenze Episcopali:
1) definire gli adattamenti di cui
ai nn. 41-44;
2) se il caso lo richiede, adattare e completare le Premesse che si trovano
nel Rituale Romano dal n, 36 e seguenti (la scelta del rito) per rendere
consapevole e attiva la partecipazione dei fedeli;
3) preparare le traduzioni dei testi,
così che corrispondano veramente
all'indole delle varie lingue e al genio delle diverse culture, aggiungendo,
ogni volta che sarà opportuno,
melodie idonee al canto;
4) nel preparare le edizioni, disporre la materia nel modo che si
riterrà più adatto all'uso pastorale.
41. Nel predisporre gli adattamenti, si abbia presente quanto segue:
1) le formule del Rituale Romano possono essere adattate o, se il caso
lo richiede, completate (anche le
interrogazioni prima del consenso e le
parole stesse del consenso);
2) quando il Rituale Romano
presenta varie formule a scelta, è lecito
aggiungere altre formule del medesimo
genere;
3) rispettata la struttura del rito
sacramentale, l'ordine delle parti può essere adattato. Se sembrerà
più opportuno, le interrogazioni prima del consenso possono omettersi, ferma
restando però la disposizione che colui che assiste richieda e accolga il
consenso dei contraenti;
4) se la necessità pastorale lo richiede, si può stabilire che il consenso
dei contraenti venga richiesto sempre in forma interrogativa;
5) compiuto lo scambio degli anelli,
considerate le consuetudini locali,
si può procedere alla incoronazione
della sposa o alla velazione degli sposi;
6) se la stretta delle mani o la benedizione degli anelli e la loro
consegna non si integrano con l'indole
della popolazione, si può stabilire che i suddetti riti vengano
omessi o sostituiti con altri riti,
7) con cura e prudenza sia valutato ciò che può essere opportunamente
accolto dalla tradizione e dalla cultura dei singoli popoli.
42. Ogni Conferenza Episcopale ha inoltre la facoltà di produrre un
rito
proprio del Matrimonio a norma della Costituzione sulla sacra
Liturgia (n.
63b), rispondente agli usi dei luoghi e dei popoli, con
l'approvazione della Sede Apostolica, ferma restando tuttavia la
disposizione che colui che assiste
richieda e accolga il consenso dei contraenti e sia impartita la benedizione
nuziale.
Anche ad un rito proprio sono da
far precedere le Premesse che si
trovano nel Rituale Romano, eccetto quelle che si riferiscono alla scelta
del rito.
43. Negli usi e modalità di
celebrare il Matrimonio vigenti presso i popoli che ora per la prima volta
ricevono il Vangelo, tutto ciò che è onesto, e non si lega
intrinsecamente a superstizioni o errori, venga considerato con benevolenza
e, se possibile, sia conservato con cura e difeso, anzi, sia ammesso
nella stessa liturgia, purché sia in armonia con le ragioni di un vero e
autentico spirito liturgico.
44. Nei popoli presso i quali le cerimonie del Matrimonio si svolgono
per consuetudine nelle case, anche per
più giorni, occorre adattare queste cerimonie allo spirito cristiano
e alla liturgia. Nel qual caso, la Conferenza Episcopale,
secondo le necessità pastorali dei popoli, può stabilire che il rito
stesso del
sacramento possa essere celebrato nelle case.
1) Cf Eb 5, 32.
2) Cf 1Cor 7,7; LG 11.
3) Cf GS 48.
4) Cf GS 48, 49.
5) Cf GS 48, 50.
6) Cf IOe 54.
7) Cf SC 59.
8) Cf AA 3; LG 12.
9) Cf IOe 70.
10) Cf SDO 22, 4.
11) Cf SC 32.
12) Cf SC 37.
13) Cf SC 77.
14) Cf SC 78.