Introduzione
La storia
recente del Missale Romanum è
stata caratterizzata oltre che da una serie impressionante di studi sui suoi
vari aspetti e contenuti, anche dalla elaborazione di uno strumento
indispensabile per la sua conoscenza più approfondita: la Concordantia.
Nel 1962
viene pubblicata l’ultima editio
typica del Missale Romanum
scaturito dalla riforma liturgica voluta dal Concilio Ecumenico Tridentino;
l’anno successivo appare un prezioso strumento per la sua conoscenza,
costituito dalla Concordantia
curata dal Pflieger.
Nel 1975 viene pubblicata la editio
typica altera (secunda) del Missale
Romanum – apparso come editio
princeps nel 1970 – scaturito dalla riforma liturgica voluta dal
Concilio Ecumenico Vaticano II.
È a partire da questo testo che viene elaborata una Concordantia
a cura di Schnitker e Slaby, e che apparirà nel 1983.
Questi due
“strumenti di lavoro” sono risultati quanto mai preziosi per facilitare la
conoscenza dei valori racchiusi nel Missale;
e rimangono ancora come punti imprescindibili per chiunque voglia accostarsi a
quelle edizioni. D’altra parte, permettono pure di verificare la evoluzione
che caratterizza la storia del libro princeps
della liturgia di rito romano, il Missale
appunto.
La
pubblicazione dell’editio typica
tertia del Missale Romanum
comporta necessariamente l’urgenza di uno strumento che dia la possibilità
di conoscere quanto ivi racchiuso allo scopo di una sua valorizzazione nei più
diversi ambiti. Ma tale editio
comporta pure un lavoro enorme che si protrarrà negli anni e che consiste
nella “traduzione” dei contenuti nelle lingue nazionali.
È particolarmente in vista di questo impegno che si è provveduto ad
elaborare subito una Concordantia,
in modo da venire incontro sia alle urgenze immediate, sia a quella giusta curiositas
che accompagna ogni nuova edizione del libro liturgico.
In un
volume a sé è racchiusa invece la Concordantia
della Institutio Generalis Missalis
Romani (Editio typica tertia):
si tratta di un’opera che raccoglie Textus
et Concordantia (oltre ad altri elementi utili), in modo da avere una
panoramica completa dei contenuti racchiusi nella parte introduttiva del Missale.
La mole
della presente opera è tale che non permette un’ampia pagina introduttiva,
come del resto meriterebbe. Ci limitiamo pertanto a segnalare quanto può
essere utile per la comprensione delle scelte operate, e per la valorizzazione
immediata di questo strumento di lavoro e di ricerca.
1.
Uno strumento finalizzato alla consultazione
L’impostazione
dell’opera dà subito ragione dell’intento di rendere “agile” – per
quanto possibile! – e soprattutto fruttuoso il lavoro di consultazione.
1.1. I testi del Missale
Romanum
Nella prima
parte sono raccolti tutti i testi presenti nel Missale
Romanum, disposti secondo la loro originaria successione. La numerazione
delle formule ha comportato la identificazione delle singole sezioni del Missale
con sigle il più possibile pertinenti.
Ne è scaturito il seguente quadro:
A
= Tempus Adventus
N
= Tempus Nativitatis
Q
= Tempus Quadragesimae
T
= Sacrum Triduum Paschale
P
= Tempus Paschale
O
= Tempus «per annum»
M
= Ordo Missae
S
= Proprium de Sanctis
C
= Communia
R
= Missae Rituales
V
= Missae et orationes pro variis necessitatibus vel ad diversa
Y
= Missae Votivae
D
= Missae Defunctorum
Z
=Appendices
Dal
momento che si trattava di prendere in considerazione non solo i testi
strettamente eucologici, ma anche tutti gli altri presenti nel Missale,
costituiti da antifone, preghiere di benedizione, inni, invocazioni, litanie,
monizioni, responsori e perfino da preghiere di devozione per prima e dopo la
celebrazione della messa, si è dovuto ricorrere ad alcune abbreviazioni
essenziali e, per quanto possibile, semplici.
Ecco il quadro che ne è emerso:
ai
= Antiphona ad introitum
am
= Antiphona ad communionem
an
= Antiphona
bn
= Oratio benedictionis
bs
= Benedictiones sollemnes
co
= Collecta
fr
= Formula
hy
= Hymnus
iv
= Invocatio
ls
= Litaniae Sanctorum
mn
= Monitio – Admonitio
od
= Oratio devotionis
or
= Oratio
pc
= Post communionem
pe
= Prex eucharistica
pm
= Promissiones
pr
= Praeconium paschale
rp
= Responsorium
so
= Super oblata
sp
= Oratio super populum
vd
= Praefatio
Dall’insieme
scaturisce una sigla alfanumerica semplice da leggere e da interpretare; ad
esempio: P649co = collecta del
Tempo di Pasqua; il numero progressivo permette di contestualizzare subito
tale formula e di constatare che il testo appartiene alla Missa
in die del giorno di Pasqua. Il metodo è stato usato per tutto il
contenuto del Missale, di cui sono
stati catalogati ben 3346 “pezzi”.
Per questa
prima parte vanno comunque tenute presenti queste informazioni:
–
In generale, i testi sono stati assunti così come si trovano nel Missale,
talvolta anche con i loro errori!
L’appartenenza al rispettivo formulario è segnalata con il minimo
essenziale di indicazioni, senza specificare, ad esempio, se si tratta di una Missa
in vigilia o in die, di sollemnitas,
festum, memoria, in quanto ciò appare dal contesto con un semplice
sguardo in modo immediato. Non sono presi in considerazione, ovviamente, i
testi con notazione musicale in quanto questi sono sempre un duplicato. È
fondamentale, comunque, avere sempre davanti il testo del Missale.
–
In particolare, seguendo la successione delle “sezioni”:
·
Sezione Q (= Tempus
Quadragesimae). Non sono riportati i testi dei Vangeli per la Commemoratio
ingressus Domini in Ierusalem,
in quanto già presenti nel Lezionario; lo stesso si dica per il Psalmus
23 e 46 che segue immediatamente.
·
Sezione T (= Sacrum
Triduum Paschale). La preghiera eucaristica riportata nel
formulario del Giovedì santo è considerata con una sola sigla, come un unicum,
mentre nella sezione M risulta suddivisa in più parti. La dossologia
conclusiva è riportata solo qui, e non al termine delle altre Preghiere
eucaristiche. La stessa cosa si dica per l’acclamazione Mysterium
fidei e i relativi tre testi che seguono.
·
Sezione P (= Tempus
Paschale). Per il Praeconium
paschale è stata recensita solo la forma longior.
·
Sezione O (= Tempus «per
annum»). Quasi al termine di questa sezione sono riportati i testi delle
solennità della Ss.ma Trinità, del “Corpus et Sanguis Christi” e del Ss.mo
Cuore di Gesù.
·
Sezione M (= Ordo Missae).
Si tenga presente che: a) il testo
completo del Sanctus appare una
sola volta, mentre alla fine dei singoli prefazi è registrato solo il termine
iniziale; b) testi ripetuti più
volte vengono considerati una sola volta, in genere; c)
la dossologia conclusiva della Preghiera eucaristica è riportata una sola
volta, nel giovedì santo, come sopra indicato; d)
la stessa cosa si dica per l’acclamazione Mysterium
fidei e i relativi tre testi che seguono; e)
il Pater noster e il Libera
nos è ripetuto solo per completezza, anche se presente il Venerdì santo;
f) nella sezione delle Benedictiones
sollemnes non sono stati
considerati gli Amen alle singole
invocazioni né la formula conclusiva; g)
non è stata recensita la parte dell’Ordo
Missae cuius unus tantum minister participat,
dato che i testi sono gli stessi dell’Ordo
normale; h) per la Prex
eucharistica quae in missis pro variis necessitatibus adhiberi potest, si
è riportata per intero la prima, mentre per le altre solo le parti proprie.
·
Sezione S (= Proprium
de Sanctis). È segnalato solo il giorno del calendario, senza il
titolo del santo; inoltre, nella festa del 2 febbraio il Nunc
dimittis è stato registrato come un responsorium
(= rp).
·
Sezione Z (= Appendices).
Si tratta di una parte complessa e sui
generis del Missale; qui è
recensita in quanto il Missale va
considerato come un unicum
unitario, anche se la sezione racchiude testi tra loro radicalmente diversi.
In particolare: non è stato preso in considerazione il testo del Salmo 115;
per la Preghiera eucaristica pro missis
cum pueris la indicizzazione delle parti è in linea con la numerazione
interna presente nello stesso Missale.
1.2. La Concordantia
Nella seconda
parte è racchiuso il risultato che caratterizza l’opera. Esso è frutto
di un processo metodologico e linguistico che può essere definito
“concordanza semplice”.
Nella
consapevolezza che, trasponendo un testo dal supporto cartaceo a quello
elettronico, le variazioni comportano sia la riconfigurazione della scrittura
sia la riconfigurazione del testo, si è cercato, anche in questo caso, di
garantire la fedeltà massima al testo originale. È stato, comunque,
necessario eliminare tutti gli accenti fonetici dalle vocali e i dittonghi (ae,
oe) sono stati scritti per esteso. Nella fase di stesura della Concordanza il
termine, inteso come significante, è stato posto al centro della fase di
ricerca, come keyword, parola-chiave, e per questo motivo non sono
stati eliminati i que suffissi né sono state considerate categorie
classificatorie le declinazioni delle parole o le coniugazioni dei verbi; è,
però, stato eliminato in tutte le fasi di ricerca il que appartenente
alla formula R2538bn:
familiam ornent filiis, ditent(que) Ecclesiam. Laeti te…,
considerato insignificante come referente.
Ogni
formula liturgica, di qualsiasi lunghezza essa fosse, è stata considerata
come campo di ricerca a sé stante. Il simbolo / indica la separazione
di una formula dalla successiva: questo facilita la ricerca nel testo,
indirizzando il lettore verso l’inizio o la fine della formula stessa.
Per
un ordinamento alfabetico corretto, tutte le lettere sono state
considerate come minuscole. Nel co-testo della riga trascritta,
invece, il termine maiuscolo compare così come riportato nel testo.
I
caratteri riportati per ogni riga sono numericamente 70, avendo stabilito che
la lunghezza finale di ogni riga, comprensiva di tutti i dati, non dovesse
superare il numero di 80 caratteri. Qualora le parole iniziali o conclusive
della riga avessero superato il numero dei 70 caratteri previsti, sono state
automaticamente eliminate ed è questo il motivo per cui alcune righe sono più
lunghe ed altre più corte.
È stato
scelto di preporre il numero totale delle occorrenze del termine al termine
stesso, messo in evidenza dal grassetto. Il termine ricercato, a sua volta,
all’interno della riga, è stato evidenziato in grassetto, anche se ricorre
più volte.
Questo
tipo di concordanza è definito KWIC,
acronimo di key word in context, cioè le parole sono allineate e
riportate con contesto da entrambi i lati. L’allineamento scelto, in questo
caso, è “centrato”.
La
procedura KWIC in
un’unica riga è stata scelta perché le formule di breve lunghezza sono
molto numerose nel Missale,
considerato alla stregua di Sacramentario: diversamente il presente volume
sarebbe risultato di triplo spessore. Vi è uno svantaggio: nelle formule
lunghe la ricerca nel testo richiede un po’ di pazienza.
Se il
termine ricorre più volte nella stessa linea, questo è computato una sola
volta (cf abs).
All’interno
del termine le occorrenze sono segnalate secondo la numerazione progressiva
delle formule; questo, tra l’altro, permette di cogliere l’uso del termine
all’interno delle singole sezioni del Missale,
e facilitare così uno studio più puntuale o una traduzione più coerente e
omogenea.
In questa
parte, anche per non appesantire ulteriormente l’opera, non sono state prese
in considerazione le occorrenze
dei termini: a (238x); ab
(107x); ac (91x); ad
(824x); alleluia (368x); atque
(103x); et (4586); in
(2546x); N. (et N.) (473x); non
(271x); te (597x); tibi
(686x); T.P. (194x); tua
(380x); tuae (593x); tui
(544x); tuum (286x); tuus
(65x) perché di non rilevante significato ai fini degli obiettivi tipici di
una Concordanza; tutto questo materiale, comunque, è consultabile in www.liturgia.it.
A suo luogo, ogni termine è sempre segnalato con l’indicazione delle
relative volte in cui è presente nel Missale.
1.3. L’Indice delle
“formule”
La
presente opera ha l’obiettivo di aiutare a conoscere il Missale
in modo da poterlo valorizzare in modo adeguato. Per questo, qualunque
elemento contribuisca a tale scopo risulterà vantaggioso allo studio. In
questa linea va tenuto presente il significato dell’elenco alfabetico delle
“formule” presenti nel Missale.
Nella terza
parte, pertanto, uno sguardo attento agli Indici permette di cogliere
quanti siano i testi presenti, come pure di verificare quante volte e dove uno
stesso testo è ripetuto. Un confronto che rimane da fare, ma che non è
possibile compiere qui a motivo dello spazio, è quello di verificare quanti
testi racchiusi nel Missale Romanum
del 1962 siano presenti nell’attuale:
il risultato permetterebbe di porre fine alle ormai annose diatribe circa il
rapporto contenutistico tra i due Messali!
1.4. Le Appendici
La quarta
parte racchiude due Appendici. Nella prima
il lettore si confronta con l’elenco alfabetico di tutti i termini usati nel
Missale, senza ricondurli al loro
ordinamento grammaticale.
Nella seconda, invece, sono
riportati i termini secondo il loro ordine di occorrenza, dai numerosissimi unicum
fino alla congiunzione et che
ricorre ben 4586 volte!
2.
Valore e attualità di una Concordantia
I motivi
per cui ci si può accostare al Missale
Romanum possono esse i più diversi. Qualora, però, si voglia entrare nel
merito dei significati dei singoli termini, dei sintagmi cui questi
appartengono, della formula in cui si trova il sintagma... allora il ricorso
ad uno strumento di confronto è indispensabile, in modo da verificare le
diverse accezioni semantiche che uno stesso termine assume all’interno della
medesima formula, del formulario, del periodo liturgico, ecc.
Solo un esame filologico-sintagmatico permette di cogliere i contenuti
racchiusi nella scelta di un determinato termine a differenza di un altro.
L’attualità
della Concordantia, infine, risulta
dal fatto che essa permette di valorizzare
un ricchissimo patrimonio difficilmente poco fruibile nella sua ricchezza; di confrontare
quanto racchiuso, ad esempio, nella presente edizione del Missale
con ciò che era presente nella tradizione del Missale
tridentino; di esaminare a fondo le
scelte operate nella selezione dei testi (sia in quelle che non sono state
fatte ma che era opportuno compiere, sia in altre che risulteranno superflue o
fuorvianti rispetto alla tradizione); di compiere
un lavoro di traduzione nelle lingue vive, verificando l’uso dello
stesso termine in contesti diversificati.
In
definitiva, solo uno strumento di questo genere permette di cogliere l’unità
e valorizzare la ricchezza biblico-teologico-liturgica presente nei testi per
la celebrazione dell’Eucaristia e degli altri sacramenti secondo il rito
romano. È l’augurio che facciamo a tutti coloro che si confronteranno con
queste pagine!
Manlio
Sodi – Alessandro Toniolo
sodi@ups.urbe.it
Roma
- Vicenza, 6 agosto 2002
In
Transfiguratione Domini
XXIV
anniversario della morte di Paolo VI